STAMPA SERA - 20/12/91
Nel 2015 IL CONTRABBASSO è stato ripreso, dopo circa vent'anni dalla prima edizione, per una serie di 6 repliche al Garage Vian. Non avendo avuto il piacere di ricevere recensioni ufficiali, ho chiesto alle persone che sono venute a vederlo, se avessero avuto voglia di scrivermi due righe di commento, spronandole, per contribuire alla reale crescita dello spettacolo, ad essere assolutamente sincere e ad evitare lusinghe. Questi i commenti arrivati.
Quando Toni Mazzara 20 anni fa portò in scena "il contrabbasso" di Suskind, era stato bravo. E grazie, è sempre bravo. Sì, aveva fatto un lavoro straordinario su un testo complesso, era entrato in un personaggio difficile e lo aveva interpretato con grande maestria. Ma oggi. Oggi è Magia. Dopo 20 anni su quel palco non c'era un bravissimo Toni che dava vita al personaggio. C'era IL personaggio. C'era incanto e ironia. C'era quella Magia che ti fa stare col fiato sospeso e gli occhi sgranati tutto il tempo, che ti fa pendere dalle parole, dai gesti, dalla musica, lasciandoti in sospeso e concedendoti di essere entrato a sbirciare la vita di qualcun altro. Toni dopo 20 anni ha dato a questo meraviglioso spettacolo una maturità ed una intensità che non poteva avere prima. Certo anche io ho 20 anni in più, vero. Ma i due preadolescenti che erano con me e che sono usciti col groppo in gola e gli occhi lucidi e tornando a casa hanno riso tutto il tragitto ricordando i momenti appena visti... Loro hanno visto tutto questo. Toni: grazie. (Vanna – Account pubblicitaria)
Una prova d'attore eccezionale. Il personaggio è ricco di sfumature. Complimenti (Leslie – docente di scuola superiore)
Grande spettacolo ieri! Bravo Toni e ben ritrovato sul palco! (Angela – educatrice)
Lo spettacolo"Il contrabbasso" è una sinfonia per uomo solo. Il protagonista, in bilico su una scala come nella vita, è condannato ad una mediocrità priva di redenzione. Il fato gli ha assegnato uno strumento, il contrabbasso, ingombrante e imbarazzante, difficile da suonare, relegato alle retrovie, ed egli ha iniziato la propria metamorfosi, fino a confondersi con esso, a diventare egli stesso "legno, tre ottave ed un archetto". La scoperta dell'amore e dell'impossibilità dell'amore scavano il vortice che conduce al finale. Aperto al dubbio: diventare un grande esecutore e rischiare o restare uno statale della musica e dell'esistenza? Sparare? Spararsi? O vivere? Toni Mazzara è un attore di rara sensibilità e versatilità, che dona corpo e cuore ad un piccolo uomo simbolo dell'umanità tutta. (Nathalie-performer).
Spettacolo bello, intenso, interpretato con maestria. Sulle note del contrabbasso l'attore, Toni Mazzara, fa vibrare momenti poetici, nostalgici, comici e divertenti. Spettacolo che si assapora con piacere. Assolutamente da vedere (Barbara – Attrice)
Delizioso e sorprendente: Toni Mazzara, nello splendido monologo di Suskind "Il contrabbasso", è stato per noi spettatori un regalo divertente e commovente al tempo stesso. Estreme emozioni per un'interpretazione quasi inaspettata in perfetto equilibrio tra tenerezza e provocazione. (Koorina - cantante).
Il contrabbasso è interpretato con grande profondità psicologica da Toni Mazzara che ripropone il testo di Suskind dopo averlo presentato vent’anni fa, nello stesso adattamento. Con l’aiuto dello stesso bravo contrabbassista Massimo Bindi, in scena si sviluppa una complicità che non solo vivacizza battute e movimenti, ma esalta il gioco degli sguardi e i silenzi. Chi, come me, ha avuto la fortuna di vedere i due spettacoli a distanza di tanti anni, avrà notato come la maturità dell’interpretazione ha restituito spessore e intensità al testo, emozionando e coinvolgendo il pubblico come il protagonista de “il contrabbasso” avrebbe sperato di riuscire a fare. (Domenico Maria Papa - Critico d'arte)
Ho rivisto con piacere "Il Contrabbasso" a Garage Vian. Mi mancava da molti anni uno degli autori preferiti e uno degli attori molto amati:Toni Mazzara, che non solo ho trovato come sempre intenso e bravissimo, ma più maturo e con sfumature vissute e sofferte nella sua interpretazione. Grazie per le belle emozioni che hai suscitato (Donata – esercente in pensione)
"Il testo di Suskind non si discute, è bellissimo. Ma la capacità di aumentarne ancora di più il valore è cosa riservata a pochi e Toni Mazzara è uno di questi. Intensità , ironia, perfezione del gesto, perfetta sintonia emotiva con la complice profondità del contrabbasso, accarezzato da Massimo Bindi. La regia essenziale di Michele di Mauro, concentrata sulla bravura di Mazzara non fa che aumentarne il valore. Uno spettacolo da non perdere ." (Maurizio – dirigente in pensione)
Grandissimo spettacolo, bel testo, fatto bene!! (Igor – Impiegato)
Grazie Toni per le grandi emozioni che hai suscitato stasera come e più di vent'anni fa! - (Tilli – attrice)
Siamo andati una sera al Garage Vian, con Lucio, mio marito, e Guglielmo, nostro figlio ventenne, per vedere il locale, ormai aperto da più di un anno e, con l’occasione, assistere allo spettacolo di Toni, (che io ricordavo nella versione di Jerzy Stuhr). La serata è stata preziosa, per il cibo, per il luogo e per lo spettacolo. Toni accompagnato da un bravissimo Massimo Bindi al contrabbasso, ha saputo cesellare la frustrazione e la passione di un musicista “costretto” dal suo strumento megalomane. Uno spettacolo amaro in cui, se vuoi, puoi sorridere dall’inizio alla fine, grazie alla leggerezza dell’interpretazione e alle note basse del contrabbasso. La leggerezza del contrabbasso, un ossimoro che Toni interpreta a meraviglia. (Adriana Zamboni – attrice) 04/05/2015
"L'aggettivo che per primo mi viene in mente pensando a questo spettacolo è “intenso”: intenso il tema del rapporto tra un uomo, la sua vita e la sua musica e intensa è l'interpretazione dell'attore che trasmette in modo schietto e sincero tutto il vissuto e le contraddizioni umane del protagonista, in cui ognuno a proprio modo e in misura diversa può ritrovarsi. Monologo complesso, profondo ed emozionante che fa stare con il fiato sospeso fino all'ultima nota." (Daniela - docente universitaria)
"Una storia che dà anima ad uno strumento e al suo musicista, tra ironia, ingenuità e consapevolezza musicale. Un gioco tra disperazione e umorismo" (Dario – Attore)
Più che uno spettacolo è una lezione. Una lezione di vita, sulla musica, sul contrabbasso, sull'amore, sugli uomini, sulle donne. Da ora in avanti non potrò più rimanere indifferente di fronte a tale strumento, quando lo vedrò esibirsi in una orchestra non potrò fare a meno di dedicargli un ascolto particolare e poi guardare colui che suona abbracciandolo e regalargli il mio affetto incondizionato. Tutto questo per colpa di Toni Mazzara. (Paolo – fotografo)
Grandissimo spettacolo a detta mia e di tutti i miei numerosi amici venuti ieri a vederti!" (Massimo - Docente Ist. Superiore)
Caro Tony, sono stato davvero contento stasera di essere venuto a vederti...è stato bellissimo! Non conoscevo il testo, e me ne sono innamorato. Basterebbero due frasi (cito a memoria, perdona le inesattezze): "posso ancora innamorarmi, ho un lavoro statale" … "pensare è un mestiere troppo difficile, non si può farlo da dilettanti" E tu sei stato davvero in gamba, best compliments :-) (Andrea – Muscista e insegnante di musica)
La formula del monologo ha la capacità di provocare nello spettatore profondo odio o intensa passione. Ne "Il contrabasso" c'è poi l'aggravante dell'ambiguità del personaggio che si fa strumento e uomo... un testo sospeso... Uno spettacolo che ritengo di per sé difficile per testo e interpretazione. Poi c'è Toni Mazzara. E allora tutto prende senso. Il monologo diventa scena corale. Si entra nella vita di questo disperato fatta di fantasmi della mente e musicisti... in competizione, come nella vita, per essere protagonisti della scena. Si vive la sua alienazione... il suo delirio. Si agita in mutande e canottiera su questa scena minimal fatta di scale e bottiglie e un musicista là in fondo che libera note dal suo contrabasso e che a domanda risponde... Si muove parla cammina parla beve e parla alla ricerca della comprensione del pubblico... del conforto di uno sconosciuto. Toni con la sua fisicità (perché ci vuole fisico...) e la sua capacità interpretativa ti fa calare nel dramma... fa entrare in scena persone che ci sono ma non vedi... illudendoti con il coinvolgimento... stupendoti nel finale con la vestizione inattesa quanto spontanea che induce a conclusioni senza conferme... e ora... cosa succederà... (Barbara – commercialista)
Ho avuto il piacere di vedere "Il contrabasso" dopo 20 anni dal suo debutto; sono rimasta molto colpita da questo strumento musicale, così dirompente in scena, eppure effettivamente così poco conosciuto, poco lodato. Uno strumento nato per dar voce ai suoni gravi eppure in grado di creare una musica dolce e soave. Ho ammirato la capacità di questo grandissimo attore, Tony Mazzara, di entrare in empatia con questo strumento, regalando al pubblico, con il suo ritmo, i suoi cambi vocali e d'intensità interpretativa tutte le possibilità espressive del contrabasso. (Tita – attrice)
L'ultima fatica ... 2023...
O GESÙ D’AMORE ACCESO.
TONI MAZZARA E VALENTINA DIANA PER UN’INDAGINE SUL MALE
Toni Mazzara in scena (ph: Stefano Roggero)
DIRETTO DA MAURIZIO BÀBUIN,
LO SPETTACOLO DI SANTIBRIGANTI TEATRO
AVEVA DEBUTTATOAL TORINO FRINGE FESTIVAL 23
Un uomo di mezza età, in mutande e canottiera, appesantito dagli anni e dai vizi, parla davanti a uno specchio, mentre si fa la barba. A chi parla? Sta certamente provando un discorso da tenere in pubblico. Quale discorso?
Poco per volta capiamo che potrebbe trattarsi di un’omelia da recitare di fronte ad un’adunanza di fedeli, nel corso di un’occasione diversa dal solito. Capiamo infatti che l’uomo è un sacerdote, di ritorno nella propria parrocchia dopo un lungo periodo di allontanamento: “Un periodo dedicato allo studio di Sant’Agostino”, così dice, mentre cerca le parole con cui spera di riabbracciare i suoi parrocchiani.
Tra una maglia e l’altro del discorso, non sfugge tuttavia l’inquietudine che lo attraversa: l’uomo infatti alterna toni docili e rassicuranti a picchi inaspettati di rabbia, disgusto e riprovazione. Non è neppure chiaro contro chi manifesti questi sentimenti avversi, se contro i suoi interlocutori, contro sé stesso o contro Cristo. Prima sputa sulla propria immagine riflessa nello specchio e più tardi la bacia.
Vi è qualcosa di disordinato in lui, nel modo in cui indossa l’abito talare, per esempio, lasciandolo volutamente aperto, ma anche nel modo in cui, quasi con stizza, si imbottisce di pane, per il gusto del proibito o per incontinenza. E vi è poi, da parte sua, un’eccessiva e petulante insistenza nel ricostruire le ragioni del suo allontanamento, che tradisce il bisogno non soltanto di essere compreso, ma pienamente assolto. Assolto da cosa?
Forse non è il caso ad averlo portato ad indagare la questione del Male, attraverso la lente di Sant’Agostino.
La prova generale del discorso lascia il passo all’omelia vera e propria. Il pubblico in sala diventa il pubblico dei fedeli a cui il sacerdote si rivolge chiamandoli per nome, blandendoli, adulandoli, ringraziandoli per il loro contributo alla vita comunitaria, ricordando i trascorsi insieme, la condivisione, l’apporto delle catechiste e le attività ludico-spirituali riservate ai giovani come i ritiri in montagna. Ecco, è qui che il Male si è manifestato. Il Male?
La scrittura intelligente e raffinata di Valentina Diana non indugia sui particolari raccapriccianti di un episodio di pedofilia perpetrato da un educatore, perdipiù prete, nei confronti di un adolescente che, alla fine, sceglie di scomparire dalla scena. È invece impietosa nel descrivere i goffi, a tratti ripugnanti tentativi, da parte del sacerdote, di assolversi e di esigere che anche gli altri lo facciano, Dio compreso, privo – fortunato, lui – del corpo, e ignaro di cosa rappresentino i bisogni carnali. La questione è dunque quanto siamo disposti ad accettare che il Male ci attraversi, a riconoscerlo come tale, se è tale.
Toni Mazzara, nel ruolo di Padre X (questo il nome del sacerdote), è impeccabile, pare gli sia stato cucito addosso, nello sguardo che sa essere bieco ma anche tenero, nel portamento goffo, nell’accenno di balbuzie come nel fuoco dell’oratoria. Inquietante e fragile, è un personaggio che genera repulsione e allo stesso tempo compassione.
Scena essenziale e regia di Maurizio Bàbuin perfettamente calibrata, volte entrambe a valorizzare la centralità del personaggio e del dramma di cui si fa portavoce.
“O Gesù d’amore acceso”, andato in scena al Teatro Dravelli di Moncalieri, nell’ambito della seconda edizione di Scorribande Metropolitane e costituisce il secondo episodio della trilogia “Indagare il male”, progetto ideato e diretto proprio da Bàbuin, che si avvale della scrittura di Valentina Diana. Se il primo episodio, “IO//ODIO – apologia di un bulloskin”, ha indagato il tema del razzismo, il terzo episodio, “Seisolomia – quello che ho fatto per lei”, affronterà la violenza nei confronti delle donne.
.... anche qui, alcune opinioni degli spettatori ...
COMMENTI DEGLI SPETTATORI
Abbiamo chiesto ad alcuni amici e colleghi che hanno visto lo spettacolo, di lasciarci alcune loro impressioni.
Eccole:
E’ potente, disturbante, ipnotico. Scritto benissimo da Valentina Diana e recitato ottimamente da Toni Mazzara. Un’ora e dieci di parole forti e recitazione intensa. Non ve lo consiglio perché Valentina e Toni sono degli amici, ve lo consiglio perché sono bravi. Perché è bello poter ancora andare a vedere uno spettacolo con la voglia poi di approfondire e discuterne. - Gianpiero - mag 23
Uno spettacolo intenso, potente. Bravissima Valentina Diana, bravissimo Maurizio Bàbuin, straordinario Toni Mazzara. - Massimiliano mag 23
Da profano, l'interpretazione di Toni Mazzara mi è sembrata semplicemente magistrale. Spettacolo emozionante e denso di spunti meditativi. Bravissimi! - Patrizio - mag 23
Davvero un grande lavoro - Lucia - mag 23
Toni si aggira magnetico e profondo in una messa in scena quasi perfetta nella sua semplicità. Toni non fa, ma è il personaggio prete con tutte le sfumature di cui necessita l'interpretazione di un tale ruolo fino alla ipocrita autoassoluzione finale. Applausi a tutti, regista, autrice del testo e tecnico luci e suoni. Auguro tante repliche. - Paola – mag 23
Bravissimo Toni! E bel testo, preciso nei dettagli e che non fa perdere l’attenzione - Anna – mag 23
Non so se sarei andato a vedere uno spettacolo del genere se non ci fossi stato tu in scena, Toni. Mi è rimasto dentro, anche il giorno dopo. Ho apprezzato molto il tuo coraggio di stare "spoglio" in scena, in una scena spoglia, come lo è una stanza di un prete. Bellissimo il testo e grande la tua recitazione, sostenuta e resa possibile dalla tua grande umanità. - Giacomo – mag 23
Dettaglio: riuscire a tenere la tensione del pubblico stando di schiena e in silenzio... accipicchia! Bravo - Roberto mag 23
Bellissimo testo, bravissimo interprete, ottima regia! - Alba - mag 23
Spettacolo indimenticabile...anche quando ci si prova...a dimenticarlo... Toni ha disegnato il personaggio in maniera precisa e inafferrabile tanto che ho fatto fatica a riconoscerlo e salutarlo a fine spettacolo per il misto di disgusto e compassione nei confronti di quel personaggio così innocentemente invischiante. La maestria di Valentina Diana è indiscutibile, testo meraviglioso. Zaira - nov 23
Testo impegnativo, ma magistrale, i miei complimenti all'autrice, che ha saputo raccontare i vari percorsi psicologici tipici di chi sa di sbagliare ma cerca giustificazioni nell'interpretazione distorta dei comportamenti altrui, non volendo assumersi le proprie responsabilità. Toni è stato magistrale nell'interpretare un travaglio interiore altalenante tra la consapevolezza di chi sa di sbagliare ma cerca disperatamente giustificazione ad un errore che non sa accettare. E la regia? Non è facile creare movimento in un monologo come quello. Ma è passato tanto, sin dalle prime battute. Un parroco, decaduto, trasandato, debole, che cerca forza in una spiritualità indebolita da ritualità routinaria. - Giuseppe – nov 23
da “ Caffè del teatro “ (Parma) – Dicembre 2005
Quando le piccole storie individuali si mescolano armonicamente con la grande storia, quando si riescono a raccontare le vicende quotidiane insieme agli eventi epocali, ci si trova di fronte ad un piccolo miracolo, sorprendente. È il caso di questo spettacolo …
da “ Il sole-24ore” del 18/5/03
Non sono noti neppure a una cerchia ristretta di addetti ai lavori. Non propongono il loro spettacolo nel circuito dei grandi teatri, non godono di attenzioni da parte della stampa nazionale. Eppure Toni Mazzara e Stefano Dell’Accio con il loro Via Paolo Fabbri 43 costituiscono un piccolo caso sociologico perché così, senza clamori, quasi alla buona da ormai tre anni richiamano ovunque un vasto pubblico, composto soprattutto di giovani e giovanissimi, con code al botteghino, repliche aggiuntive e un’insolita partecipazione emotiva… (Renato Palazzi)
da “L’Unità” del 12/5/03
… è, a suo modo un viaggio di formazione dentro recenti drammatiche vicende: due microstorie che si inseriscono nella grande storia … Via Paolo Fabbri 43 s’impone allo spettatore per la grande onestà, la capacità di far sorridere e pensare che sono la linfa vitale di questo testo interpretato con grande partecipazione. (Maria Grazia Gregori)
da www.delteatro.it – maggio 2003
C'è un teatro «segreto» che si aggira per il palcoscenici italiani, seguito da pubblici spesso entusiasti … Un esempio sorprendente, … di questo teatro nascosto è Via Paolo Fabbri 43 … per quella linfa vitale che lo percorre e che nasce dal bisogno di raccontare qualcosa che abbia senso ed eticità. (Maria Grazia Gregori)
da “ BRESCIAOGGI ” di Brescia – del 13/2/03
“Via Paolo Fabbri 43” è uno spettacolo sincero, che parla miscelando dramma e comicità. Toni Mazzara e Stefano Dell’Accio sono una coppia assai credibile e affiatata; non gigioneggiano, non ammiccano, riuscendo a trasmettere momenti di verità a un pubblico che si è divertito e commosso e alla fine li ha salutati con un lungo e caloroso applauso
da “ L’ARENA ” di Verona – del 27/11/02
Tra raffiche di battute … e azzeccati commenti metamusicali simpaticamente ironici, la performance … si è dimostrata davvero notevole ed energica.
Da “ UERRE TEATRO REVIEWS “ – Gennaio 2002
… questo sussulto drammatico dà al testo, già pregevole per lievità e poesia, un taglio simbolico che ne fa un quadro dei bui destini di due generazioni: una che vede svanire i sogni di giustizia per i quali ha vissuto, l’altra cui è negato persino il diritto di sognare
Da “ Il Manifesto “ del 16/1/02
Bella l’idea di fondo, migliore la realizzazione in questo spettacolo tenero e un po’ feroce che evoca nottatacce in tenda e sveglie che non suonano ed è inutile arrabbiarsi perché “ chi dorme non prende pesci, ma prende i sogni” …. Un trascolorare di sentimenti che denuda, infine, un’amicizia vera …
Da “ IL CORRIERE MERCANTILE “ (Genova) del 12/1/02
… dato il successo oltre alla recita di stasera e di domani pomeriggio ne è stata aggiunta un’altra domenica sera alle 21 … Significativo è che la situazione sul palcoscenico, rifletta quella del numeroso pubblico in sala, composto per metà da chi il ’68 potrebbe averlo vissuto e per metà da chi se lo è fatto raccontare. Ancor più significativo è che tutti gli spettatori, ventenni e quarantenni siano come sintonizzati sulla stessa frequenza: sorridono alle stesse battute, fresche e di spirito, rievocano gli stessi ricordi, ormai patrimonio di una memoria storica collettiva, percepiscono l’urgenza del futuro e la nostalgia per il passato. Restano attoniti di fronte ad un finale inaspettato e sconcertante. E cantano sottovoce le stesse canzoni.
Da “ LA STAMPA “ del 12/1/02 - Edizione di Genova
Tornare indietro di vent’anni e portare una bella novità sulla scena teatrale italiana 2002. Equazione perfettamente riuscita a Toni Mazzara e Stefano Dell’Accio … Grande calorosissima accoglienza da parte del pubblico genovese.
…. riscuotendo alla prima di giovedì calorosissimi consensi. … Si ride molto in questo “amarcord” dolce-amaro … La scommessa di “Via Paolo Fabbri 43” è vincente, sia per la vivacità attoriale di Mazzara e Dell’Accio, sia per l’intelligenza teatrale della parabola narrativa, sostenuta da graffiante comicità e penetranti spunti di riflessione.
Bravi gli attori e indovinato il “ripasso” del canzoniere gucciniano. … Il pubblico ha riso ed applaudito cogliendo con la pelle d’oca il finale da “pugno nello stomaco” che riporta alla realtà, seppure amara, del gioco della vita.
da “ La Repubblica” del 5/6/01 “… Il viaggio è la scusa per cementare un’amicizia tra chi il Sessantotto l’ha vissuto e chi il Sessantotto già ignora. Ogni pedalata è una battuta, ogni frenata una risata. Toni Mazzara e Stefano Dell’Accio sono una coppia complementare irrefrenabile. Il pubblico ride come di rado si sente: è un riso schietto, senza volgarità, capace di rompere la storia raccontata e di sbeffeggiare le miserie dell’oggi”.
da " La Repubblica " del 5 Agosto 2000 .... lo spettacolo più stuzzicante e più "nuovo" di questa rassegna …